"Quann' me mor' facet'm' 'na cascie de marm' bbella p'sand', car'chet'la su nu carr' trainato da dodece par' de vacch', det' 'na frustata a le bestje e ddo se ferm' ssotterret'm".
Allora, Nello parla solo sambenedettese nella sua versione campagnola (diversa da quella marinara, che a sua volta si divide nel sudentrino e nel dialetto de La Marina, cioè rispettivamente il dialetto del Paese Alto e quello dell'incasato sorto sulla spiaggia della bellissima città di San Benedetto del Tronto). Traduciamo per chi non parla (ancora) la nostra bella lingua di poeti:
"Quando muoio, fatemi una cassa (da morto, n.d.r.) di marmo bella pesante, caricatela su di un carro trainato da dodici paia di vacche, date una frustata alle bestie (le vacche, naturalmente, n.d.r.) e dove si fermano sotterratemi".
Questo è solo un paragrafo del lungo elenco di ciò che Nello vuole che noi si faccia quando morirà. Guardate, anche se si parla di morte, vi assicuro che è uno spasso...
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